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Pinocchio di Matteo Garrone

pinocchio di matteo garrone © alain parroni

Pubblicato il 17 Giugno 2021.

di Ludovico Cantisani

Progetto da tempo accarezzato dal suo autore, il Pinocchio di Matteo Garrone è arrivato in sala per il Natale 2019, l’ultimo Natale trascorso al cinema prima del diffondersi del Coronavirus. Realizzato con l’intenzione chiara e precisa di portare in sala una “favola per famiglie” adatta anche agli adulti, questa rivisitazione garroniana di Pinocchio in effetti è molto diversa dal precedente Racconto dei Racconti, il quale, ispirato a tre favole seicentesche di Basile, rappresentava un caso abbastanza raro di favola cinematografica rigorosamente d’autore. Non che con il Pinocchio Matteo Garrone metta da parte la sua individualità registica: nella pellicola si possono rilevare facilmente tematiche care all’autore, così come sottotesti favolistici e archetipici caratterizzavano già il suo cinema almeno dai tempi del nanesco L’imbalsamatore.

Produttivamente parlando, realizzare un Pinocchio con le tecnologie di oggi era una scommessa ambiziosa ma tutto sommato abbastanza sicura: quella di Collodi è una delle favole italiane più note al mondo grazie alla Disney e, anche grazie alla presenza di una star come Roberto Benigni nel cast, la sua distribuzione internazionale era assicurata anche se gli attori del film erano quasi tutti italiani, con la sola eccezione della francese Marine Vacht nei panni della Fata Turchina. A livello di cast, il Pinocchio di Garrone si è segnalato anche per contenere una delle ultime interpretazioni di Gigi Proietti nei panni di Mangiafuoco, ma anche per segnare il debutto del piccolo e già bravissimo Federico Ielapi, che dopo questo esordio ha già lavorato in altri quattro film venendo diretto da registi come Giovanni Veronesi, Andrea De Sica ed Elisa Amoruso al suo debutto al cinema di finzione. In produzione spicca invece, accanto a RaiCinema, ai fratelli Labadie de La Pacte e allo stesso Garrone con la sua Archimede, di Jeremy Thomas, tra i più influenti e coraggiosi produttori americani, già noto in Italia per il suo sodalizio con Bernardo Bertolucci.

pinocchio di matteo garrone

Il piccolo Federico Ielapi e Roberto Benigni in una scena del Pinocchio di Matteo Garrone.

Uno dei maggiori ostacoli con cui le precedenti trasposizioni cinematografiche del Pinocchio di Carlo Collodi si erano dovute scontrare – uscendo dall’impresa, almeno nel caso di quella diretta da Benigni nel 2002, con effetti di ridicolo involontario – stava ovviamente nella trasformazione fisica del protagonista: che all’inizio del racconto dev’essere un pezzo di legno, viene scolpito da Geppetto come burattino e alla fine deve trasformarsi in un bambino in carne ed ossa – e, per tutta la durata del film, deve un naso che si allunga o si accorcia sulla base del numero di bugie che dice. La squadra tecnica di cui però si avvale Garrone a livello di make-up ed effetti speciali è però ineccepibile, e non per nulla una delle due candidature che Pinocchio ha ricevuto alla scorsa edizione degli Oscar era proprio quella per il Miglior trucco; l’altra è andata ai costumi, a firma di Massimo Cantini Parrini. Al montaggio si vede il maestro Marco Spoletini, che ha accompagnato la carriera di Garrone sin dal suo embrionale esordio con Terra di mezzo; alla fotografia c’è invece il danese Nicolaj Brüel, alla sua seconda collaborazione con Garrone dopo Dogman.

Il Pinocchio di Garrone non è nulla di più e nulla di meno di ciò che prometteva sin dall’inizio di essere: un film per famiglie diretto con mano sicura, con il piacevole ritorno sullo schermo di Benigni a quasi dieci anni di distanza dall’ultimo To Rome with Love, e un tono di favola irrealistica che piacevolmente invita alla “sospensione dell’incredulità”. La balena del finale forse è fin troppo poco credibile e sfacciatamente “finta”, ma, fino a quel momento, tutta la successione di creature fantastiche e metamorfosi animali che puntellavano il racconto di Collodi viene fedelmente rispettata e realisticamente trasposta sullo schermo: in particolare la metamorfosi in asini di Pinocchio e di Lucignolo, al termine dell’avventura nel Paese dei Balocchi, risulta particolarmente credibile e perturbantemente verosimile. Forse nel voler restare legato alla lettera del testo di Carlo Collodi il Pinocchio di Garrone, in virtù del suo differente medium linguistico, perde un po’ di ingenuità e visionarietà, ma ci troviamo comunque davanti a un film che sa non prendersi troppo sul serio, che sa essere intrattenimento puro senza perdere quegli accenni di indagine sociale e humor nero che puntellavano l’originale collodiano. Tutte le scelte di casting si rivelano perfettamente azzeccate, in modo particolare il duo Rocco Papaleo – Massimo Ceccherini nei panni del Gatto e della Volpe.

Al termine di Pinocchio si resta con l’usuale rimpianto di quanto poco il cinema italiano vada a muoversi nel regno del fantastico e del favolistico: perché il romanzo di Collodi non è che una scheggia di quello che il folklore e la tradizione popolare italiana potrebbe dare al cinema, in termini di realismo magico.

(Nella foto in apertura, Federico Ielapi sul set del film © Alain Parroni)

Sabato 19 Giugno alle 20.30 Matteo Garrone incontra il pubblico al CineVillage Parco Talenti di Roma. A seguire la proiezione del film

CineVillage Parco Talenti dall’11 giugno al 5 settembre
Via Arrigo Cajumi angolo via Ugo Ojetti
Biglietti: 5 euro (prezzo unico)
Abbonamenti: 10 ingressi: 40 euro; 5 ingressi: 22 euro
Lazio Youth Card: 4 euro*
Possessori di Bibliocard: 4 euro*
www.cinevillageroma.it

*Le riduzioni dovranno essere acquistate in biglietteria e sono valide per l’intera manifestazione ad esclusione delle serate con eventi speciali e anteprime.

CineVillage Parco Talenti è un progetto promosso da Roma Culture, vincitore dell’Avviso pubblico Estate Romana 2020-2021-2022 curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione con SIAE. La manifestazione è organizzata con il contributo di Roma Capitale, il sostegno della Regione Lazio e patrocinata dal Municipio Roma III e da Roma Lazio Film Commission. Si svolge in collaborazione con CONI Lazio e il supporto di Impreme Spa e di numerosi partner.

 

 

 

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